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Una serie di Sfortunati Eventi 2 : la recensione(SPOILER)

  • 9 apr 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Una serie di sfortunati eventi è una serie televisiva creata da Mark Hudis per Netflix.

La serie è basata sull'omonima serie di romanzi scritti da Lemony Snicket

Questo mondo vive a metà tra la capacità di affascinare lo spettatore e quello di respingerlo completamente.

Come nella prima stagione, rimane il mondo dei misteri da risolvere, del lavoro creativo sui set e le ambientazioni, del sottile piacere nel cogliere i riferimenti letterari.

Ma è anche il mondo dei personaggi tremendamente respingenti, dei dialoghi teatrali, un mondo in cui la morale è chiara fin dal principio e non c’è mai un conflitto umano degno di questo nome.

Alti e bassi che variano di puntata in puntata, ma in ogni caso è difficile non apprezzare la trasposizione dei romanzi – sono cinque quest’anno – che narrano le disavventure degli orfani Baudelaire: Violet, Klaus e Sunny e i loro tentativi di sfuggire al crudele conte Olaf che vuole mettere le mani sul loro patrimonio.

Da un ambiente strano all’altro, da un pericolo al seguente, i tre giovani sono sempre alla ricerca di quello che viene definito spessoun posto tranquillo nel mondo”.

Anche quest’anno la struttura degli episodi viene confermata, con ogni libro che viene spezzato in due (parte 1-parte 2).

Ricordiamo che la serie tornerà per una terza e ultima stagione da sette puntate che completerà l’adattamento della storia.

Quindi, se dal punto di vista strutturale la serie rimane uguale a se stessa, a variare sono i contenuti e alcune sfumature della trama.

Gli scenari differenti giocano in questo un ruolo centrale.

Accantonati in larga parte i tutori singoli, con le loro personalità e le loro bizzarre case, i Baudelaire si confrontano più spesso con agglomerati amministrativi e gruppi di persone che fungono a vario titolo da educatori dei giovani. Inevitabilmente, ognuna di queste microcomunità si svela presto per ciò che è, ossia totalmente inaffidabile e incoerente quando si tratta di coniugare educazione, sicurezza, un sistema di regole condiviso. Ne avevamo avuto un accenno già nella prima stagione con la Sinistra Segheria, che simulava la bizzarria di un luogo di lavoro disumanizzante.

Per chi ancora non abbia visto la serie, vi consigliamo di fermarvi qui.



(SPOILER)

Come stavamo dicendo anche nell’Atroce Accademia abbiamo a che fare con un istituto scolastico che nelle fattezze ricorda un cimitero.

Ma anche l'episodio "L’Ascensore Ansiogeno" prende di mira l’elitarismo del mondo dell’arte, ma si tratta del doppio episodio più simile ai primi tre romanzi come impostazione.

Molto meglio il Vile Villaggio, il più ispirato e ricco di sfumature tra gli adattamenti.

Qui i Baudelaire piombano in una comunità fondata su regole tanto rigide quanto assurde, “un’isola nel deserto” che potrebbe essere uscita da uno dei viaggi di Gulliver, ma che ha anche molto del delirio coerente di Alice nel Paese delle Meraviglie (invece di tagliare la testa, qui le persone vengono messe al rogo).

C’è poi l’Ostile Ospedale, che non vale tanto di per sé come polo sanitario, quanto come un grande archivio di informazioni difficilissime da consultare. È una grande biblioteca del sapere terribile e intoccabile, il santuario in cui sono sepolte le storie occulte, i segreti, i misteri che nessuno deve conoscere. Qui si trova perfino una zuccheriera che ha una fortissima valenza simbolica più che narrativa.

È il MacGuffin assoluto, di cui non sappiamo nulla, se non che entrambe le fazioni in lotta la cercano per ciò che contiene. Violet, Klaus e Sunny vagano di notte, in segreto tra questi corridoi, cercando risposte alle loro domande.

Ma anche qui, il fatto che tutto si concluda con un grande incendio che divora ogni cosa,non sembra una coincidenza.

Chiusura più avventurosa, e ancora una volta molto legata ai misteri del mondo di Lemony Snicket, con il Carosello Carnivoro.

L’ambientazione circense, con i suoi freak (quelli che lo sono davvero in quanto amorali, e quelli che così vengono giudicati solo perché diversi dalla maggioranza) fa buon gioco alla storia dei Baudelaire. Abbiamo qualche risposta in più, e veniamo lasciati letteralmente con un cliffhanger. Niente canzone quest’anno, solo una brusca chiusura che ci rimanda ai prossimi episodi, che della serie saranno gli ultimi.

Per chi è rimasto soddisfatto dalla prima stagione ne sarà sicuramente anche della seconda.

Per quanto riguarda il cast troviamo un Neil Patrick Harris a dir poco fantastico, una espolosione di gioia e professionalità pura e senza di lui la serie perderebbe molto, ma quest’anno abbiamo apprezzato molto anche Nathan Fillion e Sara Rue.

Per quanto rigaurda il nostro parere su questa serie rimane invariato. Se per la prima stagione era stato positivo, per questa stagione è più che positivo.

Appuntamento al prossimo anno ( immaginiamo un’uscita della terza stagione nel 2019) con la fine,purtroppo, di questa sfortunatissima storia.


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